Retinite pigmentosa: tentativi di nuove terapie 2015
Aggiornamento Gennaio 2015
Retinite pigmentosa
Per informazione dei lettori del nostro sito riportiamo quanto presentato ai congressi recenti dell’ARVO e dell’AAO. Insistiamo sul fatto che le terapie elencate sono sperimentali e non potranno essere applicate in un futuro prevedibile.
- Tre interessanti notizie permettono di prevedere, in un futuro non troppo lontano, delle ricerche che potrebbero dare dei risultati positivi:
- La neuroprotezione dovrebbe apportare alla retina un fattore neurotrofico naturalmente sintetizzato dai fotorecettori: RDCVF (Rod Derived Cone Viability Factor ). Questa proteina somministrata a degli animali permette di migliorare la sopravvivenza dei coni.
- Fattore di crescita dei nervi umani (laboratori Dompe) scoperto da Rita Levi Montalcini per il trattamento della retinite pigmentosa. Il medicinale basato su fattore di crescita dei nervi umani ha ottenuto dalla Food and Drug Administration americana l’appellativo di medicinale-orfano che apre una via di sperimentazione facilitata per trattamento di una malattia per la quale non vi è ancora cura. Questa sostanza, già in corso di specializzazione per la cura della cheratite neurotrofica, verrà sperimentato su certi casi di retinite pigmentosa.
- l’Optogenetica. Un’altra ricerca che potrebbe dare risultati interessanti è l’Optogenetica. L’obiettivo è di portare una proteina, l’Allorodopsina, capace di reagire alla luce utilizzando un vettore virale che va a infettare i coni non attivi che hanno perso il segmento esterno. La ricerca è effettuato in vitro e questi coni che hanno perso il segmento esterno danno una risposta alla stimolazione luminosa. Ovviamente si tratta soltanto di ricerche in vitro, nemmeno testate sugli animali, ma è una via di ricerca che sembra molto interessante.
La Food and Drug Administration ha dato la designazione di medicinale-orfano (orfan drug) al prodotto RST001 della ditta Retro Sense Therapeutic utilizzando la teoria della Optogenetica. Questa sostanza, che potrebbe dare la sensibilità alla luce ad una retina dove i fotorecettori sono gravemente alterati, ha ottenuto dalla Food and Drug Administration americana l’appellativo di medicinale orfano che apre una via di sperimentazione facilitata per il trattamento di una malattia per la quale non vi è ancora cura.
Il fatto che la FDA l’abbia chiamato orphan drug significa che fondi speciali e vie di ricerche più rapide saranno autorizzate per le ricerche del medicinale.
Retinite pigmentosa: tentativi di nuove terapie novembre 2013
Le ricerche molto attive sulla retinite pigmentosa, non hanno purtroppo dato sino ad oggi,risultati applicabili in un futuro prossimo. La retinopatia pigmentosa è una malattia ereditaria che porta ad una progressiva perdita della vista dovuta a delle alterazioni geniche che interessano soprattutto i recettori.
Retinite pigmentosa
test sul sangue e sull’urina per identificare certe forme di retinite pigmentosa. Gli oculisti della Bascom Palmer Institut di Miami hanno messo a punto un test molto semplice che può essere eseguito nel sangue o nelle urine per identificare le persone che portano una mutazione genetica a livello di un gene responsabile di una forma di retinite pigmentosa. Si tratta di una retinite pigmentosa che colpisce soprattutto persone di origine ebrea Ashkenazi. Questo test, di costo molto contenuto, potrà permettere dei controlli estesi delle popolazioni a rischio.
Terapia genica per la retinite pigmentosa
Le alterazioni geniche all’origine della malattia sono numerose e complesse. Oltre cinquanta geni sono già stati identificati fra le cause della retinite pigmentosa; attualmente non esistono terapie per la cura di questa patologia ma si stanno eseguendo delle ricerche nel campo della terapia Genica e delle cellule staminali.
Certe ricerche di Terapia Genica tentano di correggere un gene mutato, altre di bloccarlo e altre ancora tentano di inserire una versione migliorata e corretta di questo gene. Sono già stati ottenuti dei risultati positivi in forme rare di retinite pigmentosa associata al gene RPE65.
Grandi difficoltà sono causate anche dall’esigenza di praticare le terapie geniche di all’inizio della malattia quando i danni delle cellule retiniche non sono ancora troppo estesi, e non quando la degenerazione è molto evoluta.
QLT091001 per la Retinite pigmentosa
In certi casi di retinopatia pigmentosa dovuti a specifiche mutazioni genetiche, ed in certi casi di amaurosi congenita di Leber ,un prodotto somministrato per via orale il cis-retinoide sintetico, il QLT091001, ha portato in un gruppo di pazienti volontari ad un miglioramento del campo visivo del 22% ed un miglioramento della vista al 30° giorno della terapia. I ricercatori hanno notato alla risonanza magnetica cerebrale, un marcato aumento dell’attività della corteccia cerebrale parietale. Questa terapia potrebbe essere utile quando sono ancora presenti fotorecettori in buone condizioni. Si tratta di risultati osservati su poche decine di pazienti. E’ indispensabile attendere nuovi risultati per sapere se si tratta di una terapia che potrà essere utilizzata in Clinica.
Fattore neurociliare
Risultati positivi con l’NT-501 sono stati riferiti anche nella retinite pigmentosa in due studi di fase 2.
Stimoli elettrici per la retinite pigmentosa
Uno studio clinico eseguito in Germania all’Università di Tubingen, ha evidenziato che la stimolazione elettrica della retina può dare risultati positivi nella retinite pigmentosa incipiente. Sembra che gli stimoli elettrici possano aiutare la rigenerazione dei fotorecettori determinando il rilascio di fattori di crescita endogeni. I risultati osservati sono stati ottenuti su pochi pazienti e nuove ricerche devono essere eseguite per confermare l’utilità di questa nuova terapia.
Aggiornamento Gennaio 2015
Retinite pigmentosa
- Per informazione dei lettori del nostro sito riportiamo quanto presentato ai congressi recenti dell’ARVO e dell’AAO. Insistiamo sul fatto che le terapie elencate sono sperimentali e non potranno essere applicate in un futuro prevedibile. Tre interessanti notizie permettono di prevedere, in un futuro non troppo lontano, delle ricerche che potrebbero dare dei risultati positivi:
- La neuroprotezione dovrebbe apportare alla retina un fattore neurotrofico naturalmente sintetizzato dai fotorecettori: RDCVF (Rod Derived Cone Viability Factor ). Questa proteina somministrata a degli animali permette di migliorare la sopravvivenza dei coni.
- Fattore di crescita dei nervi umani (laboratori Dompe) scoperto da Rita Levi Montalcini per il trattamento della retinite pigmentosa. Il medicinale basato su fattore di crescita dei nervi umani ha ottenuto dalla Food and Drug Administration americana l’appellativo di medicinale-orfano che apre una via di sperimentazione facilitata per trattamento di una malattia per la quale non vi è ancora cura. Questa sostanza, già in corso di specializzazione per la cura della cheratite neurotrofica, verrà sperimentato su certi casi di retinite pigmentosa.
- L’Optogenetica. Un’altra ricerca che potrebbe dare risultati interessanti è l’Optogenetica. L’obiettivo è di portare una proteina, l’Allorodopsina, capace di reagire alla luce utilizzando un vettore virale che va a infettare i coni non attivi che hanno perso il segmento esterno. La ricerca è effettuato in vitro e questi coni che hanno perso il segmento esterno danno una risposta alla stimolazione luminosa. Ovviamente si tratta soltanto di ricerche in vitro, nemmeno testate sugli animali, ma è una via di ricerca che sembra molto interessante.
La Food and Drug Administration ha dato la designazione di medicinale-orfano (orfan drug) al prodotto RST001 della ditta Retro Sense Therapeutic utilizzando la teoria della Optogenetica. Questa sostanza, che potrebbe dare la sensibilità alla luce ad una retina dove i fotorecettori sono gravemente alterati, ha ottenuto dalla Food and Drug Administration americana l’appellativo di medicinale orfano che apre una via di sperimentazione facilitata per il trattamento di una malattia per la quale non vi è ancora cura
Il fatto che la FDA l’abbia chiamato orphan drug significa che fondi speciali e vie di ricerche più rapide saranno autorizzate per le ricerche del medicinale.